Tornare a sorridere, magari dopo 20-30 anni di immobilità. E’ il risultato della «Rianimazione mini-invasiva della paralisi totale del nervo facciale»: la tipologia di un intervento che restituisce la possibilità di provare la gioia.
La paralisi del nervo facciale è la più frequente di un singolo nervo periferico: ogni anno in Italia si contano 19 mila nuovi casi, con un’incidenza di 35 nuovi casi per 100 mila abitanti. Altrettanto varie le manifestazioni cliniche, che incidono su ogni aspetto della vita quotidiana e sulla personalità dei pazienti: mancanza di espressività, asimmetria facciale, impossibilità a chiudere l’occhio, difficoltà o impossibilità di masticare, riduzione del flusso d’aria nella narice nasale, dolore.
La tecnica
Siamo nell’Ambulatorio del Sorriso del Maria Vittoria, centro multidisciplinare per la cura degli esiti della paralisi del nervo facciale dove l’équipe di Chirurgia Plastica, Chirurgia della Mano e Microchirurgia ha messo a punto una nuova tecnica che coniuga tre interventi in uno, con metodo mininvasivo. La tecnica in questione - eseguita recentemente dal dottor Marco Borsetti e dal dottor Giorgio Merlino – utilizza muscoli «donatori» prelevati da altre zone del viso e del collo, che vengono trasferititi e riorientati per «rianimare» le zone paralizzate del volto. Il tutto integrato dall’impiego del lifting endoscopico per sollevare le parti cadenti .
Come funziona
«In caso di paralisi totale del volto - spiega il dottor Borsetti- trasferiamo muscoli sani innervati dal nervo trigemino per sopperire alla muscolatura mimica paralizzata: abbiamo utilizzato il muscolo temporale e il muscolo digastrico per rianimare la muscolatura della bocca e dell’occhio, mentre le zone della faccia ptosiche sono state sospese a punti di ancoraggio fissi con la tecnica del lifting endoscopico».
«I pazienti sono stati dimessi in ottime condizioni e sono tornati a casa in tempi rapidi», aggiunge il dottor Merlino. La nuova soluzione è in corso di pubblicazione sulla rivista scientifica del settore.
L’intervento
La tecnica «tre in uno» è stata eseguita nei giorni scorsi su una paziente torinese di 50 anni affetta da paralisi totale del volto come conseguenza dell'asportazione di un neurinoma del nervo acustico. Si tratta di un tumore benigno, che però cresce in una zona tanto ristretta del cervello da mettere a rischio la vita se si ingrandisce troppo: la paralisi del nervo facciale può essere un effetto collaterale dell’intervento. Nel caso specifico, il volto della donna era paralizzato da oltre tre anni. Il risultato è stato molto soddisfacente.